6 – IL MIO ALLEATO SYD FIELD

di Dario Russo

Se in Del proprio mestiere ognuno è saggio ho affrontato l’argomento libri, oggi vi parlerò prettamente di sceneggiature.

Siete mai stati intervistati per un sondaggio in strada da giovani rampolli in cambio di un gadget?
Probabilmente sì. E vi siete mai chiesti il perché di domande banali del tipo “Quali fiori vi piacciono?”, oppure “Cosa regalereste al compleanno della vostra ragazza?”

Tutto per investigare su quelle che sono le tendenze popolari. Più si conoscono le tendenze, più sarà facile confezionare un prodotto secondo i gusti della massa. E, quindi, più sarà facile venderlo. Perché se alla domanda “Quali fiori vi piacciono?” rispondete “Le rose rosse”, probabilmente sul mercato immetteranno un cellullare di colore rosso, o qualche altro prodotto che richiami la rosa o il suo colore rosso. Non vi verrà mai chiesto esplicitamente di che colore comprereste il vostro prossimo cellullare, altrimenti sembrerà da subito una tentata vendita anziché un sondaggio.
Determinati i gusti della platea, si può pensare a sfornare ciò che è da immettere sul mercato.

Rientriamo nei nostri meandri.
Dario Russo non vende cellullari, né tantomeno rose rosse.
Lo stesso principio però può essere applicato in tutti i campi.
Se non avete un genere ben preciso per cui scrivere un libro o una sceneggiatura, lasciatevi trasportare dal trend, e seguitelo. Sarà più facile piazzarlo sul mercato perché avrete già constatato che è richiesto dalla massa.
Per appurare i gusti del pubblico non è necessario fare un sondaggio a proprie spese. Internet offre varie fonti e spunti sulle attuali tendenze di mercato.

Una volta determinato il genere, c’è da individuare il tipo.
Per capire cosa intendo, vi farò un esempio alla mano: mettiamo che il genere è l’horror, che tipo di horror è? Vampiri, zombi, mostri, fantasmi, malefici, messe nere, e via dicendo. Se decidiamo per i vampiri, non possiamo decidere per i fantasmi. Tutt’al più potremmo avere degli zombi-vampiri, ma non certamente dei mostri-fantasmi. Oggi giorno i generi si mescolano per creare nuovi stereotipi, ma senza oltrepassare un certo limite che possa creare confusione nello spettatore.

Se avete già un committente per la vostra sceneggiatura, oltre al genere ed al tipo, è necessario che gli chiediate anche del loro budget di produzione: dal numero minimo al numero massimo di attori di grido, compreso quante presenze femminili o maschili (se rilevanti), il target (dai bambini agli anziani, passando per i teenagers e gli adulti), il numero di location interne ed esterne (ci sono film a basso costo che si svolgono interamente in un’unica location, o addirittura in un’unica inquadratura – Uncut Member only del 2003 diretto da Gionata Zarantonello con Franco Trentalance, ex porno divo italiano), all’uso di effetti speciali di trucco e di post-produzione (non potete scrivere di un incendio in un interno se la produzione non ha in serbo di distruggere una casa, o se non hanno abbastanza fondi per chiedere un effetto speciale con l’uso di software (George Romero, il regista di La notte dei morti viventi, ha dovuto attendere di leggere un annuncio sul giornale di qualcuno disposto a buttar giù il proprio casolare in campagna per quattro soldi per poter girare tutte le scene finali del film in questione che nel copione prevedeva la distruzione di una vecchia cascina).
Era il 1968 però. Altri tempi.

E purtroppo, anche quando avete recepito più informazioni possibili per delineare quelli che saranno i canoni della vostra sceneggiatura, potreste (ahimè!) comunque “cannare” nel confezionarla.
Se avete sbagliato totalmente la sua stesura è perché probabilmente non vi siete affidati a nessun metodo di scrittura, pensando di essere all’altezza delle vostre capacità e lasciando che la vostra fantasia abbia il libero arbitrio su di voi e sul contenuto della stessa.
E l’errore che feci io con VelvetMorgue, il film da me scritto e diretto nel 2006, la mia prima vera esperienza professionale da regista. Chi me lo fece intendere fu la proprietaria della villa a Rubiera, Reggio Emilia, dove il film fu girato per il 90 per cento in esterni ed interni: «Questa storia va bene da leggere, ma non per un film».
Mi rifeci l’anno dopo, quando presentai una mia sceneggiatura ad un produttore di Bologna, Mauro Baldanza (che in seguito divenne co-produttore di Metempsychosis, film horror da me diretto e prodotto nel 2008). Quella che per me poteva essere una sceneggiatura completa per un lungometraggio, per lui era soltanto una sceneggiatura dalla misera durata e dai miseri contenuti. Mi disse di lasciar perdere e di scriverne un’altra di sana pianta, e di seguire un metodo di scrittura di un certo “tal dei tali” che il sottoscritto non aveva mai sentito nominare. Ma non volli mollare, e riscrissi la stessa sceneggiatura aggiungendo nuovi personaggi e nuovi intrecci, dopo aver ovviamente letto il libro di quel “tal dei tali” a me sconosciuto.
Dopo due settimane presentai la mia nuova stesura a Mauro. Mi telefonò incalzando con una semplice domanda: «Chi ti ha aiutato a riscriverla?»
Vinsi la sfida, e la vinsi io.
Del film poi, come spesso accade, non se ne fece nulla.
La sceneggiatura è Over down scritta nel 2007, ora disponibile nel catalogo della Creampie Me Press. Ed il signor “tal dei tali” a me sconosciuto fino ad allora è Syd Field, elogiato sceneggiatore.
Anche per la sceneggiatura di Metempsychosis ebbi i complimenti dall’agente dell’attrice protagonista Monica Vallero con un semplice «…Perché la sceneggiatura è buona…» mentre parlava con la Vallero, e non con me.

Basta poco per cominciare, e tanta voglia di imparare a confrontarsi per migliorare sé stessi volta per volta (leggete sempre Del proprio mestiere ognuno è saggio).
È necessario che impariate un processo di scrittura.
E se non sapete dove andare a parare, il più semplice ed acclamato (ed anche quello che vi consiglio!) è sicuramente il metodo Syd Field.
Ma di questo parleremo una prossima volta.

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